Anziani e cura delle patologie respiratorie

Mario Malerba, primario di Pneumologia: «Fondamentali prevenzione e riabilitazione»

Prevenzione, personalizzazione delle cure e riabilitazione.

Questi sono i tre “pilastri” su cui si deve fondare la salvaguardia dei pazienti riguardo alle patologie respiratorie in età geriatrica.
Il professor Mario Malerba, responsabile della struttura complessa a direzione universitaria di Pneumologia dell’Asl di Vercelli e docente di Malattie dell’Apparato respiratorio dell’Università del Piemonte Orientale, è stato copresidente e relatore del 9° Congresso Nazionale Simreg (Società italiana di Medicina respiratoria in età geriatrica), svoltosi a Palermo a inizio febbraio, «che ha rappresentato un’importante occasione di confronto e approfondimento con esperti nazionali ed internazionali – spiega – i quali, da diversi punti di vista, hanno affrontato le tematiche in questione».

Professor Malerba, il recente ricovero ospedaliero di Papa Francesco ha portato in primo piano le patologie respiratorie nei pazienti anziani e fragili. Come devono essere gestite?

Il compito dello pneumologo è quello di fornire risposte pratiche per la gestione di tali malattie.
Alcune patologie sono molto conosciute, altre più nuove: quello che deve cambiare è il paradigma della loro presa in carico, fornendo massima attenzione alla gestione farmacologica e non solo. Infatti le infezioni respiratorie rappresentano una delle maggiori cause di mortalità a livello globale, dove si contano 2,5 milioni di decessi l’anno secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
In Italia influenza e polmoniti sono tra le prime dieci cause di morte: sono causate da virus come ad esempio i virus influenzali, il virus respiratorio sinciziale, il Covid 19 o batteri come lo pneumococco responsabile della assai diffusa polmonite pneumococcica.

Quanto può essere importante in questi casi la prevenzione?

La prevenzione può contare su armi molto efficaci, a partire dall’attenzione di famigliari, caregiver, medici di medicina generale e pneumologi verso i pazienti anziani e fragili, favorendo la vaccinazione contro queste patologie. Purtroppo in Italia il tasso di copertura vaccinale è molto insoddisfacente: siamo tra il 16° e il 17° posto sui 28 Paesi Ue.
Per questo bisogna puntare sulla sensibilizzazione della popolazione, specialmente sull’importanza della vaccinazione per prevenire le infezioni respiratorie.
Il consiglio è quello di vaccinarsi contro influenza e pneumococco una settimana prima dell’innalzamento del picco di infezioni, orientativamente il mese ideale è quello di ottobre.
Il Covid non ha invece stagionalità, ma è appurato che è maggiormente infettivo nei mesi invernali.

Com’è la situazione nella struttura di Pneumologia dell’Ospedale Sant’Andrea?

Dal periodo autunnale abbiamo un numero elevato di accessi da parte di anziani fragili che presentano gravi peggioramenti respiratori. Dalla diagnostica si evince che per il 70% dei casi si tratta di polmoniti pneumococciche e la maggior parte di questi pazienti non risulta vaccinato.
Abbiamo avuto anche ricoveri con coinfezione da virus respiratorio dovuti alla combinazione influenza più polmonite pneumococcica e molti casi di Bpco, ossia broncopatia cronica ostruttiva, che curiamo con innovative terapie inalatorie di tre diversi farmaci grazie ad un unico dispositivo.
Ecco perché bisogna sottolineare l’importanza della prevenzione e dell’informazione, coinvolgendo in maniera significativa famigliari e medici di famiglia: se questi pazienti fossero stati vaccinati non avremmo avuto tutti questi accessi al Pronto soccorso e conseguenti ricoveri ospedalieri con sintomi respiratori gravi.

Quali sono le terapie che vengono utilizzate?

Oltre alla terapia farmacologica anche la ventilazione non invasiva e l’ossigenazione ad alti flussi, come avvenuto con Papa Francesco. Molti arrivano già con altre patologie croniche pregresse, per questo è indispensabile il confronto anche con altri medici: ogni paziente deve poter contare su una terapia personalizzata e appropriata, attraverso il confronto tra pneumologo, fisiatra, cardiologo, internista e altri specialisti. Certo, servono dedizione e rigore.
Bisogna poi mettere in campo una precoce valutazione intraospedaliera e una riabilitazione respiratoria personalizzata, che migliori la prognosi e riduca la possibilità di nuovi ricoveri.
Iniziare precocemente la riabilitazione del paziente che supera l’evento acuto, con valutazione fisiatrica, esercizio fisico e la presenza giornaliera in reparto del fisiatra per gli esercizi di riabilitazione respiratoria, prima ancora di trasferire il paziente in un Centro di Riabilitazione respiratoria, come quello di Veruno (della Fondazione Maugeri) con il quale abbiamo un collegamento diretto, per completare il percorso personalizzato. Seguire questo iter è fondamentale per migliorare la prognosi ed evitare futuri accessi in reparto.

Quale vuole essere il suo messaggio conclusivo?

Il risultato della combinazione tra attività clinica e ricerca rappresenta una sinergia fondamentale per il progresso della medicina. L’integrazione tra queste due dimensioni consente non solo di migliorare l’assistenza ai pazienti, ma anche di promuovere l’innovazione e la comprensione scientifica delle malattie.

Mariella Massa

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Autore: Mariella Massa